Dall’ Isola di Sal con un volo interno di una quarantina di minuti si raggiunge Fogo, l’isola-vulcano che svetta fino a quasi 3.000 metri d’altezza e che domina l’intero arcipelago. Si pensi che il cratere del vulcano, il Cha das Calderas, attivo fino al XVIII secolo, copre un’area di 500 metri, per una profondità di 180. E’ su quelle pendici, bruciate dalla lava e dal sole, che nascono frutti dai sapori eccezionalmente intensi, grazie anche a quella particolare distesa di mezzelune in muratura capaci di trattenere le acque piovane, indispensabili alle colture. Da quelle terre nasce il Manecom, un vino a forte gradazione alcolica esportato anche in Brasile.
L’origine vulcanica dell’isola traspare da ogni suo angolo. Dalle viuzze in pietrisco che si arrampicano nei centri di San Felipe e Mosteiros, alle agavi che tappezzano il paesaggio, ai canyon scavati nelle rocce vulcaniche che tagliano tutta Fogo. Gli stessi alberi sembrano voler fuggire il pericolo di nuove eruzioni, così come sono tutti incredibilmente orientati verso sud.
A pochi chilometri da San Felipe sorge il cimitero dei “sobrados”, gli antichi proprietari terrieri bianchi, simbolo di un passato coloniale e schiavista che per secoli ha scandito la quotidianità di Caboverde. Da quella storia deriva la composizione multietnica della Repubblica, dove l’80 per cento della popolazione è creolo e dove le rivalità di un tempo hanno lasciato il posto a una convivenza esemplare all’insegna del rispetto e del sorriso.